Le comari sono allegre in tutte le province
TEATRO. Felice debutto di una rilettura libera e contemporanea
Windsor, Veneto
Le comari sono allegre in tutte le province
Matàz Teatro a Dueville centra il bersaglio grazie alle intuizioni di Pennacchi e Artusi. Ottima recitazione
Particolarmente intrigante prometteva dunque di essere la rilettura libera e contemporanea proposta dalla giovane compagnia Matàz Teatro, in coproduzione con Dedalofurioso, al debutto l´altra sera al Busnelli di Dueville, dal titolo "Le allegre comari", testo di Andrea Pennacchi e regia di Marco Artusi, impegnato anche sul palco insieme a Evarossella Biolo, Francesca Botti e Beatrice Niero.
Promesse mantenute? Assolutamente sì: spettacolo divertente, rilettura acuta, personaggi ben costruiti, recitazione con i controfiocchi.
Partiamo dal testo. L´intuizione vincente di Pennacchi sta nell´accostare due province: quella di Windsor e quella veneta. Ecco allora offrirsi agli spettatori uno spaccato di vita sonnolenta e falsa, dove l´unica cosa sacra e intoccabile sono i soldi (anzi, "i schei"), tra machismo sbandierato, razzismo congenito, frustrazioni represse, desideri inconfessabili e apparenze da salvare ad ogni costo.
Estratti dalla trama originale pochi punti essenziali, Pennacchi ha il merito di avervi tessuto intorno una storia credibile, intrisa di ironia al vetriolo e lavorata di fino sul piano del linguaggio e delle atmosfere, in un mix di lessico contemporaneo e riferimenti d´epoca tale da creare una travolgente vertigine temporale, fra streghe dal sapore seicentesco e smartphone, accampamenti militari e palestre di pilates, aperitivi al bar e riti magici nei boschi. È in questo quadro che si muovono i personaggi, nettamente divisi tra "locali" e "foresti": le due coppie Ford e Page da un lato, la slava integrata Quickly e sir Falstaff dall´altro.
Tutti eccellenti gli interpreti, vero valore aggiunto di questa compagnia che non mancherà di mettersi in luce. Quel che si è visto l´altra sera è stato infatti un pregevolissimo teatro d´attore, merce non così comune di questi tempi, specie perché distribuita con omogeneità tra i componenti, senza punti deboli.
E allora, spassoso il Falstaff di Marco Artusi, lontano dall´iconografia che lo vuole strabordante fisicamente, ma disonesto, mariuolo e superbo al punto giusto.
Avvincente e sottilmente drammatica la Quickly di Beatrice Niero, vera regista ombra di una provincia di cui sfrutta i vizi, impermeabile alle offese, amica di tutti e di nessuno. E straordinarie, ciascuna nel doppio ruolo di moglie e marito, Evarossella Biolo e Francesca Botti: la prima interprete dei Page, lei vittima di noia e diete, lui fragile e sessualmente incerto; la seconda una signora Ford succube e repressa e un signor Ford ottuso, crudele e guerrafondaio.
Già mosso da un buon ritmo nonostante l´emozione del debutto, lo spettacolo ha meritato in pieno i caldi applausi di un Busnelli che la prima nevicata della stagione ha impedito di riempire.
Peccato.
Ma alla prossima replica non perdetevelo.